Leggo questo titolo sul Corriere.it ed ho subito un flashback
Mi rammento del mio docente di Estimo all’universitá, che ci incitava a fare l’ultimo grande concorsone per l’insegnamento nella scuola pubblica, prima dell’avvento definitivo della temutissima SSIS. Era l’anno 1999 e non mi passava nemmeno per l’anticamera del cervello di andare a insegnare, tanto meno Estimo (probabilmente la materia piú pallosa fra le tante che ho studiato). Eppure spinta da queste minacce e da mia sorella (“provaci, che ne sai? “) lo feci anche io.
Si diceva, allora, che non ci sarebbe mai piú stato nessun concorso per accedere all’insegnamento, eppure eccoci qui a intravederne il prossimo.
Avendone fatto qualcuno di concorso posso tranquillamente affermare che è un sistema a dir poco obsoleto e abusato per assumere persone nel pubblico impiego. Soprattutto è uno strumento ipocrita, e vi spiego cosa intendo.
Teoricamente si dovrebbe selezionare la persona piú capace a ricoprire un determinato incarico. Quella persona potrebbe avere -ma non è detto- piú esperienza e titoli di altre, ma soprattutto dovrebbe possedere delle capacitá personali (vogliamo chiamarle skills) che lo/la rendono migliore per ricoprire quell’incarico.
Ebbene, un concorsone con migliaia di persone in cui lo screening iniziale è costituito da un test di cultura generale a risposta multipla non è assolutamente affidabile a discernere i meritevoli dagli ordinari. Oltre tutto si presta molto facilmente all’imbroglio (si vedano i foglietti con le risposte scritte che circolano). Feci un anno fa un intervento in diretta a Nove in punto da Oscar Giannino su questo argomento sbraitando contro i test, e non riuscii mai a sentire la risposta.
La veritá è che lo strumento si presta benissimo ad un altro sport nazionale, che è il lavaggio delle mani: nessuno è responsabile di nulla, né dello screening iniziale (lo facciamo fare a tutti quelli in possesso di laurea, siamo democratici!) né sulla selezione dei pochi superstiti (perché, titoli a parte, la maggior parte dei punteggi viene saggiamente spostata sugli orali dove i risultati sono facilmente manipolabili).
Per far vincere il merito, serve qualcuno che abbia il coraggio delle proprie azioni: serve un manager pubblico che bandisca posti in cui sia chiaro il ruolo e commisurata l’esperienza e le capacitá richieste; serve un bando trasparente e non scritto in burocratese; serve una shortlist dei candidati migliori con nome e cognome di chi li ha scelti e perché; serve una commissione che in modo altrettanto trasparente scelga tra i candidati la persona migliore per quel ruolo.
Ma no, continuiamo a nasconderci dietro al (finto) concorso per tutti, dietro all’anzianitá al posto del merito. E rimarremo saldamente dove siamo ora: in un paese di anziani immeritevoli.
Allora ho chiesto come avveniva la scelta dei professionisti esterni con incarico a tempo determinato.
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