UX non è fantascienza, è pensare come gli utenti

Non basta far comparire la parola User Experience sulla home del Corriere.it per far passare un concetto che, ai più, appare complicato e oscuro.

Provo quindi a dare un mio minuscolo contributo, scaturito da un post su Facebook letto e commentato stamattina.

Dalla pagina di Kiko viene lanciato un nuovo prodotto, con link alla pagina del sito. Leggo distrattamente il testo (troppa fuffa per me, ma lasciamo perdere) e poi per capirci qualcosa in più, visto che si tratta di un prodotto 2 in 1 e non capisco bene com’è fatto e come si usa, provo a vedere il video.

Secondo voi cosa c’è nel minuto di filmato? Una prova del prodotto sulla pelle del viso? Le tecniche per applicarlo? No, ovviamente. C’è solo una modella che si contorce, e in sovrimpressione un paio di slogan a effetto che non dicono granché.

Studiare l’esperienza utente (la UX, appunto) significa mettersi dalla parte dell’utente per capire di cosa ha bisogno: Che informazioni cerca? Come gliele posso presentare? Il testo che ho scritto è comprensibile per lui/lei? In sostanza, ho soddisfatto le sue aspettative e risposto alle sue richieste?

Per questo ho risposto al post su Facebook chiedendo il senso di un video che, secondo me, soddisfa forse il direttore marketing e il regista, ma non il possibile acquirente del prodotto.

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I like possono dire molto, a volte.

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