Innovare, ovvero ripensare il lavoro

A San Francisco ci sono 5 ragazzi che hanno messo su il piú divertente negozio online di articoli per appassionati di fotografia. Non lo dico solo io, che li adoro per una miriade di motivi (design, procedura d’acquisto, tono, insomma, user experience e service design). Lo attestano anche Wired, il New York Times e molti altri.

Non paghi del raggiungimento del loro obiettivo, ne hanno subito scovato un altro.

Material vuole essere un punto di riferimento per chi desidera cambiare il proprio luogo di lavoro prendendo spunto da ció che hanno fatto loro, vendere prodotti divertenti divertendosi. Come? Dotandosi di strumenti e arredi divertenti, funzionali, che facilitino il lavoro e lo rendano piú piacevole.

Per questa nuova iniziativa hanno bisogno di una mano, e quindi offrono un lavoro da

Dream Job Available: Entrepreneurial Bad-Ass Who Believes Work/Life Balance is a Crock

Un annuncio che li rispecchia nella loro informalitá e determinazione, e che invoglierebbe persino un italiano deluso e stanco a fare le valigie per la California. Cercano anche altri collaboratori (web developer, customer lovers, freelance writers e via dicendo). Fossi in voi ci farei un serio pensierino.

Creare qualcosa dal nulla, divertirsi, contagiare gli altri, diffondere l’entusiasmo, crescere, contribuire a cambiare il mondo. Quindi, dicevamo: innovare? Per me si tratta di questo.

Di fidanzamenti, mappe e maghi

Sul blog di Google trovo sempre spunti interessanti e spesso qualche sorpresa.

Per forza – direte voi- è Google!

E’ vero. Da Google ci aspettiamo sempre un’idea geniale e qualche gioco o intrattenimento originale, manco fossero dei prestigiatori. Ma forse lo sono: prestigiatori 2.0, l’evoluzione dei maghi d’altri tempi in chiave tecnologica.

Di questo curioso post su come porre la fatidica domanda alla vostra fidanzata usando Google Maps, mi ha colpito una serie di cose. Tranquilli, non ci sono conigli dal cappello (in compenso, ci sono i fiori).

Il racconto è personale, decisamente. Svela dettagli sulla relazione fra il programmatore e la sua fidanzata, sui luoghi della loro storia, ed è forse anche per questo che il post si legge volentieri: immaginatevi la noia di un articolo che narra delle possibilitá teoriche offerte dalle mappe di Google…io non lo leggerei mai.

L’autore ci racconta cosí di un’aggiunta ad hoc sviluppata da lui e dai suoi colleghi per fare inserire delle password ad ogni tappa del viaggio. A noi sembra una simpatica caccia al tesoro, ma non vi vengono in mente altre decine di applicazioni di questo sistema di autenticazione? A parte quella ovvia del rapitore che deve guidare l’uomo col riscatto da un punto all’altro della cittá facendo perdere le sue tracce, intendo.

E qui torniamo all’ormai noto modello di produttivitá adottato da Google (e sognato da tantissimi italiani): il 20% del nostro tempo (pagato) per poter fare quello che ci pare. Questo per me ne è un chiarissimo esempio: Ari Gilder ha lavorato sulla sua piattaforma ideando nuove feature e combinando elementi  esterni (touchpoint?) con l’applicazione su mobile per rispondere al suo bisogno di offrire un’esperienza memorabile alla donna che ama.

Dai, non è roba da poco. E poi la storia ha anche il lieto fine: lei, ovviamente, gli ha detto di sí.

Google engineer Ari Gilder proposes to his girlfriend via Google Maps