Sto preparando le mie slide per il webinar di usabilità di base (ci sono ancora posti, se volete!) e mi sto sforzando di lavorare solo con carta e penna fin quando tutti i concetti non siano ben delineati, non abbia trovato una sequenza logica precisa e non sia arrivata al numero giusto, che in genere equivale al numero di minuti di presentazione/2, per me.
Mi accorgo che è uno sforzo costante resistere alla tentazione di aprire il programma sul PC e iniziare a impaginarle. Ciò nonostante resisto e vinco la mia battaglia interiore, perché lavorare a bassa fedeltà è utile non solo quando si progettano siti web: lo è sempre.
I ragazzi del workshop sulla UX mi hanno detto che questa è stata una delle sfide maggiori per loro, e me ne sono accorta per il tenore delle loro lamentele: obbligati a usare carta, matita, cartoncino e scotch, hanno dovuto prototipare a bassa fedeltà, forse per la prima volta in vita loro.
Perché è così importante il passaggio su carta? Per vari motivi.
Perché ci consente di dare libero sfogo alla creatività nel momento iniziale e generativo del processo.
Perché non ci pone limiti tecnici dettati dallo strumento e quindi modificare (e iterare) idee e soluzioni è veloce e costa poco, anche psicologicamente.
Ma, soprattutto, perché ci obbliga a focalizzarci su ciò che conta senza la distrazione del superfluo. Inutile perdersi a correggere il dettaglio quando ancora non abbiamo messo a fuoco l’idea progettuale declinandola in tutti gli aspetti connessi che la definiscono. E questo vale sia per un wireframe che per una presentazione, o per qualsiasi altro progetto, fisico o digitale che sia.
Quindi scarabocchiate, disegnate, scrivete, lasciate perdere tutto e riprendetelo dopo un giorno: la vostra idea vi ringrazierà venendo a voi in tutta la sua chiarezza. E voi alla fine avrete guadagnato del tempo prezioso.
Non puoi trovarmi più d’accordo. Ne abbiamo scritto su Interactive un po’ di tempo fa ( http://www.theinteractive.it/2012/05/quando-lo-schizzo-e-la-scintilla-primordiale-del-progetto/ ), commentando una bella presentazione di Sam Smith da Interaction12.
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Grazie della segnalazione Alberto.
Indubbiamente se ne parla parecchio di questo tema. A me ha fa ancora effetto perché non mi viene spontaneo quando progetto altro che non siano wireframe o flussi per lavoro. 🙂
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