Interfacce brutte ma che funzionano

Provocazione: e se ce ne fregassimo di progettare applicazioni, siti e schermate esteticamente gradevoli? Se ci concentrassimo esclusivamente su ciò che funziona bene? Se fosse questa la vera innovazione?

Dico questo perché spesso mi sento dire dai clienti (o leggo in annunci di lavoro) che da uno UX designer si aspettano interfacce sì funzionali ma che necessariamente posseggano il cosiddetto wow factor in grado di stupire le persone per quanto sia bello e appealing ciò che gli presentiamo.

E mi chiedo: ma davvero ci interessa stupirli con effetti speciali e l’ultimo ritrovato della tecnologia? E soprattutto: siamo sicuri che interessi *loro*? Le persone?

Al di là della reazione dei primi secondi in cui ci si trova davanti l’artefatto, secondo me no, e ve lo spiego con un esempio che è sotto gli occhi di tutti.

Amazon è un tale colosso di vendita online che è diventato ormai un termine di paragone per chiunque si occupi di web, UX, marketing e molto altro.

Eppure il sito di Amazon è brutto. Sì, proprio brutto, non c’è un altro termine che lo descriva in modo più accurato. E’ brutto e basta. Esteticamente sembra quasi un prototipo HTML che usiamo per testare il design con le persone. Negli anni è migliorato, ma non tanto nell’estetica quanto nelle funzionalità. Curioso, eh?

Le pagine di Amazon a me sembrano sempre molto affollate di contenuto, piene di “rumore”, non lineari. Gli inglesi le chiamerebbero “cluttered”. Se dovessi giudicarle completamente estrapolate dal loro contesto probabilmente penserei che siano mediocri. Eppure funzionano, e alla grande. Perché? Perché rispondono completamente ai bisogni delle persone, qualche volta anticipandoli, mentre regalano un’esperienza soddisfacente e piacevole.

Per esempio:  giorni fa mi imbatto nell’ennesimo libro sul mondo UX che solletica la mia curiosità. Seguo il link fino ad Amazon.com, e poi modifico l’estensione in .it nell’URL, per arrivare al sito italiano. Voi l’avete mai fatto? Io ho cominciato per caso e mi sono entusiasmata che funzionasse! E’ un trucchetto comodissimo, veloce e pratico, e non è lì per caso: qualcuno ci ha pensato, e ha progettato il sito, anzi i siti, affinché funzionasse, affinché una persona potesse sentirsi soddisfatta di questa scorciatoia.

Proseguo aggiungendo il libro alla mia wishlist, e nel farlo mi si presenta questa schermata:

Alert su wishlist di Amazon.it

L’alert in cima è oggettivamente bruttino, concedetemelo. Però si nota molto, e quando l’ho letto io ho sorriso, tutta contenta. Amazon mi ha aiutata a ricordare qualcosa che mi ero dimenticata e ha agito per me. Se ho aggiunto nuovamente quel titolo significa che per me è importante, e lei me l’ha messo in cima alla lista. “Grazie, molto gentile!” ho pensato.

Non mi sono soffermata nemmeno un attimo a pensare che l’alert fosse brutto. Anzi, non ci ho fatto proprio caso: ero talmente presa dal mio intento (aggiungere il libro alla wishlist, verificare cosa succedeva in seguito alla mia azione, capire cosa mi stesse suggerendo il sito) che tutto il resto per me era completamente invisibile.

Dobbiamo sempre ricordarci che le persone hanno un obiettivo molto preciso quando arrivano sul nostro sito, la nostra app, la nostra intranet: devono fare qualcosa, che sia cercare informazioni, seguire una certa procedura o effettuare un’operazione. Ciò che conta per loro è che lo svolgimento dell’azione sia fluido, veloce, efficace. Non sono lì a perdere tempo o a essere intrattenuti, sono lì per  raggiungere quell’obiettivo: qualsiasi cosa non li aiuti in questo processo di fatto lo ostacola. Diventa inutile e dannoso, anche per la nostra reputazione.

Non sto dicendo che dobbiamo fare siti necessariamente brutti: dico che forse l’esigenza puramente estetica – non la parte di visual che invece impatta sulla funzionalità, attenzione- è un’esigenza nostra o dei nostri clienti, perché i fruitori finali in realtà nemmeno la vedono. E non ne tengono conto nella percezione di quel brand, che si basa invece sull’esperienza emotiva provata, e non sul giudizio estetico. Prendiamone coscienza, allora, e dedichiamogli la giusta dose di attenzione e risorse.

Perché adoro il Kindle (dopo averlo usato)

Non ho fatto in tempo a scartarlo che  già mi aveva colpito per la leggerezza e per il formato super compatto. Il Kindle (l’e-book reader di Amazon) è pensato per essere letto, come un tascabile, ed entra nel taschino dei pantaloni.

Kindle E-book readerSecondo me è un oggetto azzeccatissimo e molto usabile.

Si tiene anche con una mano sola e si sfoglia con un dito della stessa, anche se siete mancini. Ma non è touch, e forse anche questo ne aumenta il fascino, per me.

Mi è tornato particolamente utile in qualche viaggio, durante spostamenti o pause pranzo, ma anche a casa.

Le pagine si leggono benissimo (specialmente se il formato del file è quello apposito, perché la lettura dei pdf potrebbe essere più complicata). Il contrasto e la leggibilità sono elevati e del tutto replicanti l’esperienza della carta stampata, e la mancanza di retroilluminazione non stanca la vista.

Volendo si può cambiare il font  o modificare la dimensione, ma io l’ho lasciato così perché mi sembra davvero di leggere su carta.

Si possono anche prendere appunti, sottolineare passaggi, oltre ovviamente a ripartire da dove ho interrotto la lettura ogni volta che riapro uno dei libri. E una volta finito di leggere, posso assegnare un punteggio e condividere la mia valutazione online.

Less is more: non c’è nulla di eccessivo in questo dispositivo: non è enorme, non è a colori, non si illumina, non serve a navigare anche se ha un browser e si connette via wifi, non ha uno schermo tattile. Eppure, o forse proprio per questo, assolve al suo scopo in modo eccellente.

Un prodotto che consiglio a chiunque voglia entrare nel mondo degli e-book reader. E già che ci siete, perché non scaricare alcuni dei tantissimi libri classici disponibili gratuitamente in formato .mobi? Magari è l’occasione giusta per rileggere L’isola del tesoro o Il mastino di Baskerville tra una metro e un bus.

My wishlist concerning Amazon wishlists

A shot from my Amazon wishlist

I’m feeling generous lately, especially when it comes to websites that I like or visit often. While surfing around I can’t help it, I always think in terms of  “oh, it’s not possible to do this, what a pity!” or “I would have this sorted by…”.

Since I’m struggling a lot to finalize my Amazon wishlist before I actually proceed with the purchase, I’d like to share a number of things I would improve in its management.

  • Display the total cost of a wishlist at the bottom – good if I need to stick to a budget. Even better if I could select certain items in the wishlist (check-boxes) and have the total amount updating instantly. (Hey, this is what I wish so no limits in my imagination!)
  • Be able to have items repeated in more than one wishlist – I might want to share different lists with different groups of people and mix the items accordingly.
  • Be able to move the entire list to the cart for purchasing it all (Amazon, think it twice, it’s convenient for you!).

These are my 5 eurocents to Amazon.

What other feature would you like?