Nomen omen

Apprendo da Corriere.it dell’esistenza di una tabella delle espressioni da usare negli annunci sui treni Frecciarossa e Frecciargento imposta dall’azienda Trenitalia ai capotreni:

Il manuale degli annunci a bordo delle Frecce, Rosse o Argento che siano, è chiaro: in caso di guasto ai passeggeri dell’Alta velocità si deve parlare solo di «controlli tecnici sulla linea». C’è un guasto alla trazione elettrica? Il capotreno consulta la tabella e annuncia il «controllo tecnico».

Non sará la prima volta che si ricorre al “se non puoi convincerli, confondili”, ma provo comunque un certo fastidio nel sapere che da viaggiatrice io venga presa in giro. Linformazione è alla base delle scelte consapevoli quindi informare è dare potere agli utenti. Sottrarre informazioni, anche solo camuffandole cambiando loro nome, equivale a una truffa.

E data la nomea di Trenitalia -basta fare una rapida ricerca su twitter con l’hashtag #trenitalia per capire di cosa parlo- l’azienda farebbe meglio a puntare sulla trasparenza per tentare di riguadagnarsi un minimo di fiducia da parte dei viaggiatori.

A questo punto propongo di cambiare il nomignolo Frecciarotta in Frecciacontrollotecnico. Su Twitter ci va un po’ lunga, ma almeno siamo politically correct!

Trenitalia

Un’altra cosa mi fa sorridere, memore del post di  Yvonne Bindi e Luca Rosati sull’usabilitá delle parole, anche negli annunci ferroviari:

C’è il manuale di Rfi per gli annunci nelle stazioni (Mas) redatto con il Dipartimento di studi filologici, linguistici e letterari della Sapienza di Roma.

Quindi ora so chi ringraziare quando ascolto quegli annunci assurdi e privi di senso.

Usabilità e acquisti compulsivi

Ormai passo molto tempo online a leggere blog e risorse relativi all’usabilità, alla user experience (UX) e allo user-centered design.

Oltre che esserne interessata per via del lavoro che svolgo, l’utente che è in me ha bisogno di conforto e di sapere che non è sola al mondo: ci sono un sacco di altri utenti incazzati che se la prendono con l’interfaccia di acquisto di biglietti su Trenitalia, per dirne una molto popolare.

Leggo ora l’ottimo (come al solito) post di Alberto Mucignat su usabilità e customer loyalty.

L’usabilità conta almeno il 30% della fedeltà del cliente verso il prodotto che usa e, di conseguenza, l’azienda/brand.

Personalmente, quella percentuale è molto più alta nel determinare le mie frequentazioni online. E il motivo credo risieda nel fatto che la maggior parte dei miei acquisti online sono di tipo compulsivo.

Come molti, suppongo, ricevo decine di mail al giorno che mi suggeriscono questo o quel prodotto. Se decido di cliccare il link e andare a vedere il sito, la probabilità che io completi l’acquisto è strettamente correlata alla sua usabilità; in particolare:

  • informazioni chiare sul costo e le spese di spedizione
  • pochi (pochissimi) click e schermate per la procedura di acquisto
  • chiarezza nell’avanzamento della stessa
  • e, per me, la possibilità di pagare con Paypal.

Ecco che l’intera procedura avviene prima che io possa ragionare davvero sulla convenienza di quell’acquisto, sul poterselo permettere, sulla reale necessità del bene o servizio acquistato.

E, incredibilmente, siccome l’intera esperienza è stata positiva, su quel sito ci ritornerò anche se so che è una tentazione e poi mi pentirò di averci speso tutti quei soldi.

Questo per me è vero per molti acquisti ma non tutti, chiaramente: c’è sempre l’acquisto meditato e documentato. Magari ne parlerò un’altra volta.