Tu come li scegli i libri?

La legge che vieta sconti sui libri superiori al 15% entrerá in vigore dal primo settembre prossimo. Come molte altre persone, sto allungando la mia lista desideri su Amazon.it (o altrove) per approfittare dei supersconti -fino al 40%!- previsti per agosto.

Sulla scelta dei libri, io sono chiaramente un utente in cerca di serendipity. In altre parole, trovo molto piú facilmente spunti interessanti tra i suggerimenti che non nella navigazione per categorie, o nella ricerca.

Io leggo parecchi generi diversi, anche se tendo a comprare molti libri fantasy. Eppure difficilmente comprerei un libro tra gli autori classificati come fantasy, a meno che non ne abbia sentito parlare da amici, ne abbia letto da qualche parte, oppure sia il sito stesso a suggerirmelo sulla base dei miei acquisti precedenti o di quelli altrui (serendipitá, appunto).

Le categorie, per quanto comuni e abituali (sono le stesse che troviamo in libreria a delimitare aree o scaffali) non mi dicono niente, o molto poco. Senza considerare che io stessa certi libri li avrei classificati diversamente, come nel caso di Harry Potter che puntualmente è messo fra i libri per ragazzi piuttosto che nei fantasy (!).

L’esperienza virtuale è piú ricca di quella fisica, sotto questo aspetto. A parte i libri in evidenza non c’è modo di associare un percorso di analogie e suggerimenti quando si prende in mano un libro per vagliarlo. In compenso, se ne possono leggere dei brani, o la controcopertina (cosa peró facilmente replicabile in digitale).

In realtá un modo ci sarebbe: ne parlavamo a Frontiers of Interaction durante il workshop su Social shopping. Abbiamo ipotizzato applicazioni che, ad esempio, permettessero di ricevere suggerimenti sul suo dispositivo mobile nel contesto del negozio: in questo caso, un sistema in grado di tracciare i libri che acquisto (metto nel carrello) e di suggerirmene altri sulla base del mio storico o di quello di altri utenti. Sarebbe divertente!

E tu, come scegli i tuoi libri?

Nomen omen

Apprendo da Corriere.it dell’esistenza di una tabella delle espressioni da usare negli annunci sui treni Frecciarossa e Frecciargento imposta dall’azienda Trenitalia ai capotreni:

Il manuale degli annunci a bordo delle Frecce, Rosse o Argento che siano, è chiaro: in caso di guasto ai passeggeri dell’Alta velocità si deve parlare solo di «controlli tecnici sulla linea». C’è un guasto alla trazione elettrica? Il capotreno consulta la tabella e annuncia il «controllo tecnico».

Non sará la prima volta che si ricorre al “se non puoi convincerli, confondili”, ma provo comunque un certo fastidio nel sapere che da viaggiatrice io venga presa in giro. Linformazione è alla base delle scelte consapevoli quindi informare è dare potere agli utenti. Sottrarre informazioni, anche solo camuffandole cambiando loro nome, equivale a una truffa.

E data la nomea di Trenitalia -basta fare una rapida ricerca su twitter con l’hashtag #trenitalia per capire di cosa parlo- l’azienda farebbe meglio a puntare sulla trasparenza per tentare di riguadagnarsi un minimo di fiducia da parte dei viaggiatori.

A questo punto propongo di cambiare il nomignolo Frecciarotta in Frecciacontrollotecnico. Su Twitter ci va un po’ lunga, ma almeno siamo politically correct!

Trenitalia

Un’altra cosa mi fa sorridere, memore del post di  Yvonne Bindi e Luca Rosati sull’usabilitá delle parole, anche negli annunci ferroviari:

C’è il manuale di Rfi per gli annunci nelle stazioni (Mas) redatto con il Dipartimento di studi filologici, linguistici e letterari della Sapienza di Roma.

Quindi ora so chi ringraziare quando ascolto quegli annunci assurdi e privi di senso.

Amare invece di preoccuparsi

(grazie @domizia per la segnalazione)

Preoccuparsi è una fuga in un futuro negativo affinché la realtà del presente non venga affrontata e sistemata ora. E tuttavia, noi possiamo trovare pace solamente qui e ora, possiamo vivere con amore solamente qui e ora. Possiamo essere totalmente presenti e disponibili per gli altri solamente nel qui e ora. La preoccupazione è assenza. Per liberarci dell’abitudine a preoccuparci, dovremmo chiederci perché non vogliamo essere qui e ora, perché diffondiamo la nostra fuga nel futuro e ci appigliamo con orgoglio al nostro diritto di essere profeti di sventura e veggenti di disastri?

paura ed amore sono polarità opposte

Un primo -piccolo- passo verso la serenitá interiore e una maggiore consapevolezza di sé.

Provateci.

Qui l’articolo per intero:
http://www.rajayoganewsletter.com/recensine-articoli/dare-un-calci-alle-abitudini-2

UX è anche una bella mail di conferma d’acquisto

Sono giá due volte che trovo siti di shopping online che mi lasciano col sorriso sulle labbra una volta completato l’acquisto.

Uno è Photojojo, un raro esempio di semplicitá di navigazione e di acquisto, con una User Experience progettata -per quanto mi riguarda- alla perfezione. Pochissimi click, pagine chiarissime, testo informale e ironico che strappa volentieri un sorriso o una risata.

Un altro, appena sperimentato, è RedBubble, sito che vende, tra le altre cose, delle T-shirt originali adatte ai nerd e geek come me. 😉

In entrambi i casi parte della piacevole UX è rappresentata dalla mail di conferma dell’ordine effettuato. Non tanto per l’informazione contenuta, ma per il tono del messaggio che lo rende personale, originale, divertente.

Ad esempio:

Thank you for ordering from RedBubble, it is now highly likely that somewhere an artist or even a heap of artists are getting all excited that someone really likes what they do. Which is quite a wonderful thing really. You should feel good right about now.

E in effetti, questa cosa mi fa sentire bene! E mi piace che qualcuno ci abbia pensato e abbia capito che stabilire questo livello di comunicazione tra venditori e clienti dia i suoi frutti.

Sará che in questo paese siamo abituati alla scortesia, ai formalismi vuoti, al pessimismo, ma io da un’esperienza utente cerco proprio questo: simpatia e semplicitá. In altre parole, umanitá.

Decoramo.it: una delusione, a dir poco

Ricordate il mio post entusiasta sulla decorazione adesiva da parete in stile Pong? Cambiata decisamente idea.

Ecco, l’abbiamo acquistata da Decoramo.it, abbiamo seguito le istruzioni per filo e per segno, e come risultato…è venuta via la tinta dalla parete (e forse anche l’intonaco).

Danno da sticker Decoramo.it

La ditta, dopo numerosi solleciti, mi ha solamente rimborsato il costo dell’adesivo (e vorrei vedere!) e offerto un buono regalo (a parole, ad oggi ancora non mi è arrivato nulla) che chiaramente non ho molta voglia di utilizzare. A loro modo di vedere le cose, non possono verificare il danno e fondamentalmente non si ritengono responsabili perchè non hanno eseguito loro l’installazione. E’ colpa della mia parete, dicono.

Da parte mia, io posso solo dire che la mia parete era in ottimo stato, in una casa ristrutturata da poco e a regola d’arte (avendo un architetto in casa che ha seguito i lavori, posso dirlo con cognizione di causa).

Come cliente mi ritengo altamente insoddisfatta non solo del prodotto, che mi aspetto venga testato su molteplici superfici, ma del trattamento ricevuto dall’assistenza clienti.

Basta poco a farmi contenta. Delle scuse, per esempio, sarebbero state bene accette, cosí come un gesto simbolico, un contributo alle spese di tinteggiatura che ora mi vedo costretta a sostenere. Invece per tutta risposta mi è stato detto che “non è mai capitato a nessuno”.

Bene, magari è vero, magari sono la prima a cui è capitato. Se è cosí, che questo post serva da monito ai futuri clienti, sperando facciano attenzione. Se invece cosí non fosse, be’, magari ne troveró altri come me grazie alla rete, e decideremo il da farsi.

Gentile ditta Decoramo: se siete cosí certi della bontá del vostro prodotto, perchè non aprite un servizio di feedback trasparente, non filtrato, sul vostro sito? E’ cosí che noi internauti valutiamo la qualitá di un venditore. Avete un’occasione di dimostrare la vostra buona fede e professionalitá: coglietela!

(Ad ogni modo, non si cancella l’ordine “scomodo” per evitare tracce dello stesso nel vostro database. Conservo tutte le mail di tutti i miei ordini online, per vostra informazione.)

[EDIT: la storia ha avuto un lieto fine, per fortuna!]

Ormai non è più reato vendere cibi avariati

Da Corriere.it:

Tutte le disposizioni legislative anteriori al primo gennaio 1970 sono state cancellate dal «taglia-leggi», tranne quelle ritenute «indispensabili alla permanenza in vigore» che sono state elencate. La legge 283 del 1962 sulla tutela degli alimenti nell’elenco non c’è. Dimenticanza, distrazione, volontà? Non si sa.

Quindi da ora le mozzarelle blu, il pesce avariato o i cibi scaduti serviti in hotel 4 stelle (mi è accaduto) non sono più perseguibili.

Mi auguro che il vuoto legislativo venga colmato prestissimo, anche perchè era già un ambito ampiamente sottovalutato (vedi servizi sui NAS brevissimi con nessun follow up e niente nomi delle ditte coinvolte nelle frodi), ci manca solo che venga legittimato.